domenica 2 settembre 2012

Carlo Maria Martini: amato dai fedeli, sopportato dalle gerarchie

"I credenti siano inquieti per la loro fede, i non credenti siano inquieti per la loro mancanza di fede". Una profonda religiosità vissuta con il dubbio degli uomini, da uomo che sente l'esigenza di un continuo confronto con altri uomini di idee e sensibilità diverse. Avrebbe potuto mettersi in cattedra, da arcivescovo di Milano e persone di enorme cultura teologica. Invece eresse la cattedra per i non credenti in modo da imparare ad ascoltarle con uno sguardo critico ma rispettoso. Cercava continuamente l'incontro diretto coi poveri, con i carcerati e altri esclusi. Ne sentiva la sofferenza e ne veniva contagiato. Era favorevole alla cancellazione del debito dei Paesi poveri. "Occorre dare a ciascuno il suo, e quindi restituire il maltolto, Occorre creare un equilibrio tra i Paesi del mondo che non lasci più posto per gente svantaggiata o impoverita. Bisogna creare un equilibrio analogo a quello che Dio ha predisposto per la terra.". Contestava il liberismo, che aumenta la povertà e rnargìnalìzza le persone meno capaci. Era aperto al riconoscimento delle relazioni omosessuali, e all'uso del profilattico da lui considerato in determinate situazioni come un male minore
Con la morte di Carlo Maria Martini a perderci non è tanto la Chiesa dei dogmi e delle gerarchie ma la Chiesa come comunità di fedeli.

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